
di Samuel Scavazzin*
«La chiusura delle scuole primarie, delle materne e degli asili nido sta mettendo a dura prova gli equilibri di migliaia di famiglie anche sul nostro territorio. E’ questo un tema che l’agenda politica, locale e nazionale, dovrebbe mettere in primo piano, anche attraverso un confronto con le parti sociali. Gli aspetti da considerare e i pericoli di un prolungarsi di questa situazione sono numerosi. Per chi lavora fuori casa, i fondi stanziati dal governo per il bonus baby-sitter coprono soltanto alcune categorie e ne lasciano scoperte altre. Per i genitori che lavorano in smart working la situazione non è diversa. L’assenza di specifici permessi per lavoratori e lavoratrici impone a molti genitori di scegliere tra casa e lavoro. Scelta che nella maggior parte dei casi penalizza il lavoro femminile. Chi ne ha la possibilità è costretto ad affidare i bambini ai nonni anche per molte ore al giorno.
Una recente indagine dello Ieo di Milano ha dimostrato che non esiste una correlazione significativa tra la diffusione del contagio e la didattica in presenza. Un confronto tra i dati del Miur con quelli dell’Agenzia di Tutela della Salute e della Protezione civile ha permesso di dimostrare che la scuola, da questo punto di vista, è uno dei luoghi più sicuri.
Ma questo non l’unico aspetto importante. Oltre ai problemi di conciliazione tra cura dei figli e tempo di lavoro, c’è la carenza di relazioni che i bambini stanno subendo e che in molti casi si manifesta in pericolose regressioni. Forse i bambini non sentono la mancanza delle lezioni, ma di sicuro avvertono il bisogno di sentirsi parte di una comunità e di esercitare il loro diritto di interagire coi loro coetanei, di giocare, di confidarsi. Un po’ dappertutto mamme e papà si organizzano in comitati o associazioni per sottolineare l’urgenza di affrontare il tema scuole, soprattutto per i più piccoli.
Apprezziamo moltissimo l’impegno degli insegnanti, che in queste settimane si sono organizzati per creare lezioni accattivanti con i mezzi a loro disposizione. E sono gli insegnanti stessi a lanciare un allarme per pericoli della didattica a distanza: la qualità dell’insegnamento che, nonostante l’impegno dei docenti, manca di un piano di aggiornamento sui nuovi linguaggi; la qualità dell’apprendimento, che manca delle sollecitazioni della didattica in presenza e il pericolo infine che la disomogeneità degli strumenti a disposizione possa acuire le distanze sociali. Per i bambini delle materne i problemi sono altri, ma non meno gravi e attengono alla loro capacità di apprendere il linguaggio della prima socialità, oltreché della preparazione per cominciare un nuovo ciclo scolastico.
Vorremmo avere conferme dalle autorità competenti, ma siamo convinti che i protocolli anti-Covid, se applicati alla lettera, siano un argine sufficiente a non creare livelli allarmanti di contagio nel contesto scolastico. Riteniamo quindi indispensabile prepararci fin d’ora alla riapertura delle scuole subito dopo Pasqua, per il bene dei bambini e delle loro famiglie».
*Segretario generale della Cisl di Padova e Rovigo